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CONSULENZE PRESSO LE NOSTRE SEDI: nelle sedi Alessandria e di Asti riceviamo dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle ore 18

Si riporta di seguito l'intervento del 03 giugno 2015 in sala consiliare presso il comune di Asti:

"Sig. Presidente e gent.mi componenti del Consiglio,

nel ringraziare per l'opportunità di intervenire in questa assemblea, parlando a nome della CISL Scuola Alessandria-Asti e dei colleghi dell'istituzione scolastica di cui faccio parte, l'Istituto di Istruzione Superiore “Alberto Castigliano” di Asti, non posso non evidenziare il dissenso che l'intero mondo della scuola ha manifestato nei confronti del DDL “La buona scuola”.

Ciò è dovuto a motivi che vado qui ad esporre sinteticamente oltre al fatto che la stessa stesura della proposta di legge ha ben poco coinvolto gli addetti ai lavori quali docenti, personale ATA, dirigenti e organizzazioni sindacali.

Innanzitutto è apprezzabile e condivisibile l'obiettivo di stabilizzare il lavoro precario, ma perché questo avvenga non si può escludere dal piano-assunzioni una parte di coloro che contribuiscono grandemente al funzionamento del servizio solo perché non sono inseriti nelle Graduatorie ad Esaurimento. Poi addirittura il voler risolvere l'abuso di contratti a tempo determinato sanzionato dalla Commissione Europea vietando ai precari con 36 mesi di servizio di continuare a lavorare è in netto contrasto con il diritto al lavoro sancito dall'art.4 della Costituzione.

Secondo punto nevralgico del testo è la procedura di affidamento di incarichi triennali che dà il via ad una sorta di processo di precarizzazione dei docenti che lavorano stabilmente nella scuola. Con “la buona scuola” è il dirigente scolastico che sceglie i docenti, confermando loro, eventualmente, l'incarico dopo tre anni. Questo scenario rende impossibile la costruzione di progetti didattici a medio-lungo termine da parte del docente e non garantisce la continuità didattica allo studente che si ritrova ad avere, potenzialmente, un docente diverso ogni tre anni. D'altra parte la possibilità data ai presidi di scegliere i propri insegnanti può creare delle situazioni di disuguaglianza e di clientelismo anche se si tratta di scegliere tra vincitori di concorso e in elenchi ristretti. Questi poteri dovrebbero essere democraticamente posti nelle mani di più persone e non di una singola, potenziando poteri e responsabilità del collegio docenti per costruire un meccanismo di maggiore attuazione dell'autonomia scolastica. Inoltre, è necessario che una legge rispetti i principi della Costituzione; il fatto che un docente debba lavorare sotto incarico a discrezione del dirigente, lo pone in una situazione vincolata e, quindi, non nel pieno diritto di esercitare la libertà di insegnamento dell'art.33.

Per quanto riguarda la valutazione dei docenti neo-immessi in ruolo la procedura che viene indicata è inaccettabile. Secondo il testo l'insegnante in anno di prova dovrebbe soddisfare genitori e studenti oltre che il già attuale comitato di valutazione composto da docenti selezionati e dirigente. Anche in questa sede viene lesa la libertà di insegnamento nel suo aspetto docimologico: “Come fa l'insegnante a valutare uno studente che sa essere un giudice del suo anno di prova senza farsi influenzare da questo aspetto?”. Inoltre, la valutazione dell'insegnante neo-assunto non può passare attraverso dei questionari di soddisfazione del cliente, come accade, ad esempio, per il servizio di una compagnia aerea; la questione è molto più complessa e delicata.

Ultimo punto è la cosiddetta carta del professore, un assegno di 500 euro una tantum che il docente può spendere per libri e corsi. Questa proposta è largamente insufficiente per garantire all'insegnante l'aggiornamento continuo richiesto dal suo ruolo, bisognerebbe invece, ad esempio, esentare il docente dalle tasse universitarie inerenti a qualsiasi corso voglia seguire che sia attinente al suo ambito disciplinare.

Concludo sottolineando che quanto esposto in questo mio breve intervento vuol catalizzare, oltre che le mie osservazioni, le linee ideologiche dell'organizzazione sindacale e i continui confronti con i colleghi. E' sicuramente necessario migliorare alcuni aspetti organizzativi della scuola, però nessun progetto di riforma può cadere dall'alto ma deve richiedere la partecipazione di ognuno di noi."



 

Prof. Federico De Martino

CISL SCUOLA ALESSANDRIA-ASTI

 

 Prof. Federico De Martino Sala Consiliare AstiFoto di Vittorio Virga.


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